Fin là appunto penetrò D’Arnaud, nella sua memorabile spedizione nel 1841. I piroscafi risalgono liberamente per nove mesi dell’anno fino a Ragat o Regiaf e al meandro di Bedden, al disotto delle cascate che formano la «settima» cataratta; quando le acque sono basse non possono oltrepassare il posto famoso d’Ismailya o Gondokoro, che fu per lungo tempo capitale delle alte province del Sudan egiziano. Una collinetta di gres, benchè di apparenza vulcanica, il Regiaf, che innalza a più di 100 metri di altezza la sua massa conica, di una regolarità perfetta e terminata da una rupe a forma di torre, è il termine che indica da lungi ai marinai il limite della gran navigazione. Questo monticello è dagl’indigeni Bari denominato Logvek o il Tremante, perchè il suolo in questa regione oscilla di frequente; secondo Felkin l’area di vibrazione che incomincia a Regiaf s’estende lontano verso scirocco e comprende tutta la regione dei grandi laghi(96).
Al principio della navigazione sul corso medio, a Regiaf o Gondokoro, la portata normale del fiume, calcolata da Lombardini, secondo le valutazioni di Dovyak e di Peney, sarebbe di 550 a 560 metri cubi; le acque, regolate dai grandi serbatoi lacustri del N’yanza e del M’wutan N’zige, oscillerebbero fra un minimo di 300 ed un massimo di 900 metri cubi per minuto secondo(97). Il deflusso delle acque piovane, riunite in un solo corso a Gondokoro e a Lado o Lardo, già capitale della provincia dell’Equatore, presenta un aspetto maestoso; ma scorrendo in una pianura di debolissimo pendio, si ramifica in numerosi fiumicelli laterali: a dritta ed a sinistra del Bahr-el-Giebel o Kir (nome che i Denka danno a questa parte del Nilo), serpeggiano altre correnti secondarie frammiste a paludi.
| |
Arnaud Ragat Regiaf Bedden Ismailya Gondokoro Sudan Regiaf Bari Logvek Tremante Felkin Regiaf Regiaf Gondokoro Lombardini Dovyak Peney Gondokoro Lado Lardo Equatore Bahr-el-Giebel Kir Denka Nilo
|