L’Abai, il più abbondante fiume che si versi in questo bacino, nasce a Gich Abai,
VEDUTA GENERALE DI KHARTUM. Disegno di Slom, preso da una fotografia di M.R. Buchta [vedi figura 083.png]
presso la base nordorientale del Denguiya(112), ad un centinaio di chilometri dal lago. È certo che i Portoghesi, che hanno colonizzato questa regione alla fine del sedicesimo secolo, visitarono le sorgenti dell’Abai; ma il gesuita Paez ne diede la prima descrizione. Secondo lui le acque dell’Abai, trasudando dal fondo di una prateria pantanosa, formano un laghetto d’acqua limpida, che i naturali dicono «senza fondo», perchè colle loro lance non riescono a toccarne il fondo. Di là esce un ruscello, il cui corso non si riconosce se non pel tappeto di erbe mobili che lo ricopre; poi, a 2 chilometri sotto corrente, l’acqua appare alla superficie: è questo il fiume che i Portoghesi e Bruce chiamavano Nilo(113). Esalazioni ignee, certamente fuochi fatui, che si vedono al di sopra delle sorgenti dell’Abai, gli hanno procacciato l’adorazione dei naturali, ed anche adesso si sacrificano animali ai genii del fiume(114). L’Abai, largo 10 metri circa, penetra nel golfo posto a libeccio del lago; l’acqua sua, spesso torbida, ha deposto nel Tana una lunga penisola di alluvioni, un delta frastagliato da bocche svariate; ma la corrente, che vien fuori dal lago e che parimente si chiama Abai, è di un puro azzurro e ben merita il suo nome arabo di Bahr-el-Azraq. Allo stesso modo che per tutti gli altri bacini lacustri, il cui principal tributario porta lo stesso nome dell’emissario, indigeni e viaggiatori ripetono a gara che l’Abai o Nilo Azzurro attraversa il Tana senza mescolarsi alle acque che lo circondano.
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