L’acqua del Tana è di una gran purità, dolce a bere come quella del Nilo; il lido non è orlato di giunchi se non che nella parte di libeccio, ove i littoranei vanno a tagliare quelle lunghe e leggiere canne di una specie mediterranea, l’arundo donax, che uniscono in fasci per farne dei tankua, barche cave o zattere con due o quattro rematori, nel cui centro pongono alti banchi perchè le merci non si bagnino nell’acqua. Ma il commercio dall’una all’altra riva è poco considerevole. Attraverso i rami degli alberi, che fanno una verde cintura al bel lago e che intrecciano le loro foglie ai fogliami variamente coloriti delle piante rampicanti, non si vedono altro che i monti lontani e i coni insulari circondati dall’acqua scintillante o azzurra. Spesso gl’ippopotami si mostrano a greggi, lasciandosi dietro un lungo solco; ma non esistono coccodrilli nel lago, benchè non manchino nell’Abai, al disotto delle cateratte. Tra gli abitatori del mare etiopico si troverebbe pure un piccolo lamantino, detto aila dagl’indigeni(117); ma nessun viaggiatore europeo l’ha veduto. Le acque sono ricchissime di pesci, che appartengono per la maggior parte al genere dei ciprini e costituiscono una fauna speciale, diversa da quella del Nilo; alcune conchiglie bivalvi, che per l’aspetto ricordano le ostriche e la cui carne ha lo stesso sapore, vivono nei fondi del lido. Pochissimi pescatori traggono profitto da queste ricchezze alimentari.
Uscito dal lago all’altitudine di 1860 metri(118), l’Abai o Bahr-el-Azraq scende da prima verso scirocco con un corso sempre eguale; poi non lungi da Woreb, a 8 chilometri dal lago, forma una prima cascata.
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