Il Takkazè, la corrente principale di tutta la ramificazione idrografica dell’Atbara, ha la sua origine a più di 2000 metri d’ altezza, e scorre da prima a ponente come per andarsi a gettare nel lago Tana; ma la gola in cui scende tra pareti di scisti cristallini si sprofonda rapidamente ad un livello ben inferiore a quello degli altipiani etiopici; nel sito ove il fiume si ricurva verso settentrione, trovasi già a 1300 metri, e la vegetazione tropicale comincia a mostrarsi sulle sue rive; quando si scende dai monti circostanti esposti al vento freddo, si ha la sensazione che si prova entrando in una serra calda(122). Allontanandosi dalla regione degli altipiani, il Takkazè riprende la direzione di ponente, e di chiusa in chiusa va a metter capo nella pianura; là prende il nome di Setit, e riceve un affluente, l’Atbara, molto meno copioso di lui e due volte minore quanto a lunghezza di corso; ma, come la direzione media della sua valle, comincia immediatamente a ponente del lago Tana, è la stessa che quella delle loro acque riunite: l’Atbara dà il suo nome al sistema idrografico, come il Mississipì quando si unisce alle acque gialle e vorticose del potente Missuri; uno degli affluenti del Takkazè, il Goang, nasce a settentrione, nell’avvallamento del Tana, da cui non è separato che da uno spartiacque di 50 metri(123). Al di sotto del confluente, l’Atbara, che conserva il suo antico nome datogli da Tolomeo sotto la forma di Astabora, diminuisce a poco a poco la sua massa liquida, allo stesso modo del suo antico affluente, il Mareb, che nel suo corso superiore descrive una di quelle grandi curve semicircolari che caratterizzano i fiumi etiopici.
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