Bisogna giungere fino alla roccia stessa per scorgere le tortuose viuzze per le quali vengon fuori i rivoletti del Nilo, e in cui i marinai non possono neppure fare entrare le loro barche, non essendo l’alveo così largo da lasciarle passare. Nel tempo dell’inondazione la diga di Kaibar sparisce affatto sotto l’acqua; più non si vede nè uno scoglio che sporga fuori, nè un vortice. Il fiume scorre maestosamente fra le scoscese sponde.
IL NILO E LA SECONDA CATERATTA. Disegno di Taylor, preso da una fotografia comunicata dal sig. D. Héron [vedi figura 097.png]
La «seconda» cateratta, chiamata altresì di Uadi-Halfa, è quella dove si fermano la maggior parte dei visitatori di Europa o del Nuovo Mondo che fanno il viaggio del Nilo; lo scoglio di Abu-Sir, che domina il tumulto delle acque, e donde si gitta un lontano sguardo verso l’orizzonte meridionale, è tutto scarabocchiato coi nomi che vi hanno scritto i viaggiatori, alteri di essere penetrati sì lungi sul fiume misterioso(132). La cateratta si prolunga sopra uno spazio di oltre 25 chilometri, ma non forma che la parte inferiore di una serie di rapide chiamata Batu-el-Hagar o il «Ventre delle pietre» e che si protrae per una lunghezza di 130 chilometri(133). In questo lungo corso il fiume presenta da per tutto il medesimo aspetto: il largo letto è sparso di scogli, i più arrotondati come i sassi increspati, levigati dai ghiacciai; altri divisi verticalmente come colonnati basaltici, o pure frastagliati in creste ineguali, irte di punte più o meno aguzze.
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