Il nome plurale di queste valli, perciocchè i bacini sono numerosi e distinti, è Behar bela-ma ossia «Laghi senz’acqua». Non vi si trovano strati del fango niliaco, come ve ne dovrebbero esistere se il fiume vi fosse passato; le linee di livello, che alcuni viaggiatori avevano creduto di trovarvi, sono sedimenti di ghiaia; e le antenne e gli alberi di nave di cui parlano gli Arabi sono tronchi petrificati di alberi, come se ne trovano in diverse parti del deserto. Alcuni avvallamenti dei Behar bela-ma hanno parecchie leghe di lunghezza(144).
N. 20. — IL FAJÛM. [vedi 020.png]
Il Fayûm, l’Arsinoitide degli antichi, è una delle regioni in cui si fecero i più notevoli lavori idraulici dagl’ingegneri egiziani. Prima che il lavoro dell’uomo v’intervenisse, tutto l’avvallamento circolare, in cui si scaricavano allora liberamente le acque del Bahr Yusef, era un mare interno: la tradizione è unanime intorno a ciò; e d’altra parte l’affluire continuo della corrente niliaca nel chiuso avvallamento del Fayûm doveva avere per effetto il riempimento della cavità fino ad un livello sufficiente perchè la perdita prodotta dall’evaporazione compensasse le nuove acque aggiunte: il nome stesso di Fayûm o meglio Piom, Faiom, avrebbe il significato di «terra inondata» in antico egiziano; in arabo la voce fayyum avrebbe un significato molto bene appropriato alla regione, poichè significa «produttore di spiche»(145). Appena la derivazione del Bahr Yusef fu sbarrata al suo entrare nella gola, il mare, perdendo a poco a poco parte della sua massa liquida, s’è rimpicciolito, s’è ridotto ad una palude semicircolare; e si disseccherebbe totalmente se le saracinesche della chiusa non lasciassero penetrare nel Fayûm le acque necessarie per l’irrigazione dei bassifondi emersi.
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