Già l’estremità orientale del lago Menzaleh, separata dalla regione del Nilo dai terrapieni del canale di Suez, è stata trasformata in terraferma, al tempo stesso dell’antico letto del ramo pelusiaco; lo stesso lago Menzaleh si è ristretto dopo l’esplorazione di Andreassy, alla fine dell’ultimo secolo, e non si trovano qui le profondità di 5 metri ch’egli aveva indicate in vicinanza dei boghaz. L’altezza dell’acqua non è più che di un metro in media; ma la superficie che occupa è di circa 1200 chilometri quadrati durante le piene del Nilo: allora riceve canali temporanei del fiume, i quali depongono le alluvioni a dritta e a sinistra dei loro corsi, e comunica col mare mercè due graus, nei quali vengono a scherzare le focene; durante il periodo delle magre, i banchi di sabbia e gl’isolotti vengono a fior d’acqua in sì gran numero, che in una parte considerevole dello stagno la navigazione diviene impossibile; ma i pedoni non possono neanche avventurarvisi, a cagione dei fossati paludosi che intercedono fra le terre emerse.
COLOSSI DI MENNONE Disegno di Ph. Benoist, preso da una fotografia. [vedi figura 117.png]
Il lago Burlos, situato ad oriente del ramo di Rosetta, nella parte settentrionale del delta, è poco meno esteso del Menzaleh, e come quello cresce o diminuisce secondo l’altezza delle acque fluviali, ora bacino d’acqua dolce quando comunica col Nilo, ora riempito da un residuo salmastro quando lo strato liquido superficiale si è svaporato; esso non comunica col mare se non per un solo grau permanente.
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