Sarebbe un fenomeno in contraddizione col disseccamento dell’antica vallata ad oriente di Assuan, abbandonata ai nostri dì dal corso del fiume.
L’annua piena del Nilo, che fa rinascere la natura e che era celebrata dagli Egiziani come la risurrezione di un dio, è un fenomeno regolarissimo nella sua apparizione e che non offre che poca diversità nelle sue alternative; anticamente si assomigliava il ritorno delle acque di piena a quello degli astri. Come i popoli littoranei non avrebbero adorato quel fiume, «creatore del grano, produttore dell’orzo» senza il quale «gli dei cadrebbero bocconi e gli uomini perirebbero?… Salve, o Nilo, tu che vieni a dare la vita all’Egitto!» Così lo celebravano un tempo i sacerdoti(155). Secondo il suo andamento tutto si regolava e tutto si regola ancora, lavori delle campagne e della città, feste religiose e civili; ma ai dì nostri torna più facile prepararsi alla venuta dell’acqua annunziata da Khartum trenta o quaranta giorni prima. Quasi sempre il 10 giugno il fiume comincia a crescere, facendo scorrere le acque verdi ed insalubri che provengono dalle grandi paludi dell’alto Nilo; ma i progressi dell’innalzamento sono dapprima quasi impercettibili; verso la metà di luglio la piena è rapida, gonfiata d’improvviso dalle acque rosse apportate dai torrenti dell’Etiopia; spesso un piccolo salto, formato da un abbassamento e da un rialzo, si produce nella curva dell’inondazione: questo fenomeno deriva dalla non avvenuta coincidenza delle piene fra il Nilo Azzurro e l’Atbara.
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