Queste colline sono composte di gres argilloso, di un rosso brillante, che s’alternano con strati bianchi di quarzo; la decomposizione dei sedimenti di gres, roccia dominante di tutta la contrada, fornisce la terra rossa così fertile, che moltiplica con tanta generosità la semente che le si affida. Nella regione a maestro del Taraguè, in fondo ad un’ombrosa valle che pende verso il Tangurè, e che raggiunge questo fiume presso le cascate di Morongo, scorgano le sei sorgenti termali di M’tagata, di una temperatura di 53 gradi centigradi; i negri vi accorrono da tutte le regioni dell’altipiano per guarirsi delle loro malattie.
Gli abitanti del Karaguè sono assai diradati; alcuni distretti soltanto, e fra gli altri quello della capitale non lungi dal lago Windermere, hanno una fitta popolazione. Il grosso della nazione si compone di Wa-Nyambo, che parlano il zongora, un dialetto bantù; ma presso di loro, come presso i loro vicini, il potere è nelle mani degli Huma, i quali non permettono alle figlie di sposare negri di casta inferiore. La vita degli Huma è tenuta come sacra; la pena capitale non è mai pronunziata contro di essi per omicidio o per qualunque altra causa; misfatti e delitti sono scontati unicamente con ammende.
N. 27. – KARAGUÈ [vedi 027.png]
È noto che in parecchie parti dell’Africa le donne dei capi sono metodicamente ingrassate, a segno da non potersi più neppure rizzare, la pinguedine della sposa essendo reputata merito sommo, certamente perchè dimostra la ricchezza dei personaggi che possono nutrir così le loro donne dispensandole dal lavoro; ora, per una simile ragione un gran numero di capi del Karaguè si lasciano crescere le unghie, come i mandarini annamiti, per mostrare orgogliosamente che non hanno bisogno di servirsi delle mani e che gli schiavi coltivano e raccolgono per essi.
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