I loro figli maschi diverranno paggi del re, e le figlie continueranno la professione materna(198). Le mogli del re e dei capi si crederebbero disonorate dal lavoro, come quelle del Karaguè, e ripongono la loro gloria nel pesare due volte più delle proletarie. È raro trovare nell’U-Nyoro donne che abbiano più di due o tre figli.
L’islamismo è già penetrato nell’U-Nyoro. Ad esempio degli Egiziani che stanno di guarnigione sulle rive del Nilo, un gran numero di capi si sono convertiti; ma la maggioranza della nazione non ha altro accettato della religione invadente che le sue prescrizioni sulle carni impure; le pratiche religiose, dirette dagli «uomini di medicina», sono ancora quelle della pura magia. Per via di amuleti, gesti, incanti e danze cercano di conciliarsi il «gran mago» ed il mondo degli spiriti. Quelle che dicono la buona ventura, e che appartengono ad una casta nomade che Emin beì paragona a quella degli zingari d’Europa, sono di frequente consultate. Il mal occhio è molto temuto, sopratutto quando lo sguardo fatale è quello di una vecchia; allora esso attossica carne e bevanda. Ogni ammalato si crede stregato, e per guarire sputa tre volte sul viso di ogni donna che vede: guarisce quando s’imbatte alla fine nell’autrice del suo male.
Non vi ha incontro di fiere selvaggie, non movimento nel fogliame, non fenomeno nel mondo circostante, che non abbia un significato propizio o temuto. Il M’Nyoro sta sempre alla vedetta, interrogando le erbe, gli augelli, lo stato del cielo.
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