Quantunque l’idioma originario, le fisiche fattezze e il carattere di questi immigranti galla si sieno in gran parte conservati, i Latuka, divenuti per gl’incrociamenti un popolo meticcio, si sono approssimati pei costumi alle tribù negre del Nilo: come i Bari e gli Sciluk, si vergognerebbero di portare vestimenti; ma si vantano di dare alla loro capigliatura una forma elegante, specialmente quella di un elmo. Fa mestieri una fatica di otto o dieci anni prima che l’acconciatura sia perfetta; i capelli, intrecciati con filamenti di scorza, sono trasformati in una sorta di feltro imbottito, ch’essi smaltano di vetrerie e di pallottole di porcellana; una piastra di rame risplende al di sopra della fronte, e pennini, ciuffi di piume si dondolano al sommo del capo(220). Le donne, che hanno meno eleganza corporale degli uomini, e che si distinguono solo per un vigore poco comune, non hanno diritto a tanti ornamenti quanti gli uomini, e si limitano a qualche tatuaggio; portano una coda che somiglia a quella del cavallo, e come la più parte delle altre donne della regione, si strappano i quattro incisivi inferiori. I tugurii dei Latuka somigliano a quelli degl’indigeni vicini; hanno la forma di una campana o di uno smoccolatoio, e non hanno altra apertura che una porta bassa, per la quale bisogna penetrare carponi. Presso a ciascun villaggio trovasi una necropoli ove si trasportano gli ossami, quando il cadavere, seppellito prima presso la capanna, è totalmente decomposto; per intere settimane si celebrano danze funebri intorno ai morti.
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