Le campagne dei Latuka sono fertilissime, ed il tabacco che vi si coltiva è ricercatissimo dalle tribù circostanti, benchè mescolato quasi sempre collo sterco vaccino. Nel paese non si teme altra belva fuor del leopardo, che spesso assale l’uomo; il leone non è temuto. Emin beì racconta che uno di questi animali essendo caduto in una fossa dove si prendono i leopardi, il popolo si affrettò a ritrarvelo(221).
Il territorio dei Latuka, confinato ad oriente dalla catena di monti Lofit o Lafit, che si eleva per un migliaio di metri al disopra delle pianure, è limitato a mezzodì da altre vette ancor più alte: nel suo insieme, il paese è una lunga vallata fertile, disseminata di alberi, fra i quali vedesi di frequente l’higlik, il cui frutto zuccherino è tanto ricco di potassa, che si mette a profitto a modo di sapone. I villaggi sono molto numerosi, ed alcuni anzi meritano il nome di città. Tarrangole, la città principale, situata in mezzo al paese dei Latuka, sulla sponda del khor Kohs, pare non abbia meno di tremila capanne, senza contare le tettoje sotto cui si ricoverano da dieci a dodicimila capi di bestiame. La città è circondata da un forte steccato, e ciascuna casa è difesa da un recinto che la chiude; torricelle a tre piani di piattaforme sorgono in varii punti della città, e le sentinelle vi invigilano ogni notte, pronte a battere sul tamburo di guerra al minimo indizio di pericolo. Una sola larga via attraversa la città; gli altri passaggi sono viali tortuosi, dove le vacche debbono entrare ad una ad una perchè si possano facilmente contare e perchè il nemico non possa con improvvisa sorpresa impadronirsi di grandi armenti.
| |
Latuka Latuka Lofit Lafit Latuka Kohs
|