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      Chiamati ironicamente dai loro vicini col nome di «gente del bastone» a cagione della loro arma favorita, fabbricano archi elastici molto ingegnosi e intagliano curiose mazze con l’impugnatura a foggia di conchiglia per proteggere la mano stornando i colpi; costruiscono tugurii più grandi di quelli delle tribù vicine, e come cuochi hanno un’abilità particolare: per questo riguardo non hanno forse chi li eguagli in Africa. Allevano con passione il bestiame, di cui posseggono immense mandre, e quando una bestia s’ammala, la segregano dalle altre e la curano in una infermeria di squisita nettezza; non ammazzano mai una delle loro grosse bestie, ma salassandole talvolta per beverne il sangue mescolato col latte(227), mangiano solo la carne degli animali morti per malattia o per accidente. Malgrado le loro cure sembra che la razza bovina degeneri nel paese, forse a cagione delle condizioni climatiche, ovvero, come crede Schweinfurth, per l’assoluta mancanza d’incrociamento fra le razze e per la totale assenza di sale nel loro alimento. Sopra cento bestie ve ne può essere una appena che abbia la forza di viaggiare da un murah o recinto ad un altro e di portare una soma come i buoi dei Baggara. Del resto, sono graziosi animali, con corna sottili, con testa delicata: sembrano quasi antilopi. Gli arieti hanno una criniera che copre loro le spalle, il collo e il petto, mentre sul corpo e sulla coda il pelo è affatto raso: somigliano a piccoli bisonti. I Denka allevano anche capre: è il solo animale che ammazzano per mangiarne la carne.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume X parte I - L'Africa settentrionale
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1887 pagine 1017

   





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