Schweinfurth si domandava se questa razza originale, così notevole pei suoi caratteri fisici e pei suoi costumi, non avrebbe cessato di esistere nel momento stesso in cui era stata scoperta per la scienza. Sembra nondimeno che in questi ultimi tempi il paese cominciasse a rifiorire, grazie ad alcuni anni di pace; ma è minacciato di nuovo dalle incursioni degli Arabi e delle tribù a questi alleate. Le famiglie dei Bongo sono assai numerose, forse perchè i matrimoni sono in queste tribù relativamente tardi: i giovani si sposano tra i quindici ed i diciassette anni(230), mentre presso i loro vicini le nozze hanno luogo tra i tredici ed i quattordici anni.
I Bongo differiscono in modo singolare dai loro vicini settentrionali, i Denka, benchè i due idiomi rispettivi sembrino indicare una certa affinità. Sono di una tinta molto più cupa; la loro pelle è di un rosso bruno, quasi identico al colore del suolo ferruginoso che compone gli altipiani del paese, che s’abbassano a scaglioni verso il settentrione(231). Meno alti dei Denka, sono più forti, meglio aitanti, ed anzichè avere quelle gambe magre e scarne che fan somigliare le tribù delle paludi a trampolieri, si distinguono per la forte muscolatura delle coscie e dei polpacci; le donne hanno enormi anche e un’andatura animalesca; la coda, di cui vanno adorne e che si dondola ad ogni passo, accresce la rassomiglianza. Mentre i Denka hanno il capo stretto e lungo, i Bongo sono tutti brachicefali; il loro cranio è quasi rotondo: secondo lo Schweinfurth nessun popolo avrebbe un indice cefalico più eminente: sembra d’altra parte, che in certi distretti le madri comprimano i cranii dei figli dando loro una forma particolare.
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