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      Come fabbri ferrai, i Bongo sono i primi fra gli Africani; essi forniscono ai Denka le armi e gli ornamenti. Costruiscono fornelli molto ingegnosi per attivare la corrente d’aria attraverso il minerale di ferro, e fabbricano, coll’aiuto de’ più semplici utensili, oggetti finamente lavorati al pari dei prodotti dell’industria europea. Come un tempo le genti del Logonè, nel bacino del Tsad(232), hanno avuto l’idea di mettere a profitto delle rotelle di questo metallo per farne moneta: ed appunto portando mucchi di questi dischi o kulluk, i giovani si presentano ai genitori della loro fidanzata per soddisfare il prezzo di compra. Abilissimi costruttori e scultori in legno, i Bongo edificano solide case, circondate di uno sporto circolare che serve di terrazza o di balcone; intorno alle tombe dei capi scolpiscono dei piuoli a forma di effigie umane, che somigliano in modo singolare alle divinità degl’isolani dell’Oceania; ma queste statuine dei Bongo non sono dei; rappresentano soltanto i morti uscenti dalla tomba; sono simboli della risurrezione. I Bongo credono pure alla metempsicosi: per essi le anime delle vecchie passano nel corpo delle iene; e però si guardan bene dall’uccidere questi animali che ognuno pensa poter forse appartenere alla propria famiglia(233).
      I Diur, cioè a dire «gli uomini dei boschi», «i selvaggi», hanno ricevuto questa denominazione di disprezzo dai Denka, i quali considerano come esseri inferiori tutti coloro che sono poveri di bestiame: il vero loro nome è quello di Luoh o Lwo; sono immigranti sciluk, del pari che i Belanda, tribù che si è molto distesa verso mezzodì nel territorio dei Niam-Niam; parlano ancora l’idioma sciluk, quasi senza modificazione, e alcuni vecchi hanno i tatuati tradizionali.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume X parte I - L'Africa settentrionale
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1887 pagine 1017

   





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