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      Come gli uccelli acquatici, si nutrono di pesci; mangiano del pari radici, semi di nelumbo; nondimeno tutti i viaggiatori si domandano come cotesti esseri mezzo anfibii abbiano potuto adattarsi a vivere nel fango e nelle materie putrefatte, allevare figliuoli, farvisi una patria. L’esistenza dev’essere ben difficile per essi; sono in generale molto fastidiosi, e raramente gli stranieri si lodano della loro accoglienza.
     
     
     
      IV.
     
      BACINI DEL SOBAT E DEL YAL
     
      Il Sobat, che alcuni esploratori credevano il ramo principale del Nilo, il vero Bahr el-Abiad, e che infatti reca talvolta una massa d’acqua superiore a quella del fiume principale, riceve il liquido eccedente di un bacino molto considerevole, la cui superficie approssimativa giunge a 150,000 chilometri quadrati, spazio immenso, che è ancora in bianco sulle carte, o non porta altro che nomi di popoli, collocati un po’ a casaccio, secondo le indicazioni degl’indigeni e quelle degli Europei che più si sono avanzati nell’interno. De Bono ha risalito il fiume in barca per più di 300 chilometri; un piroscafo si è avanzato fino a 230 chilometri dal confluente; Antonio d’Abbadie, Beke e di recente Schuver hanno percorso alcune valli tributarie, sul versante occidentale dei monti dell’Etiopia; hanno inoltre interrogato i mercanti arabi e gl’indigeni, e riferito i racconti di essi. Il Yal o Gial, che nasce nei monti degli Amam e dei Berta, sotto i nomi di Yavach o di Kisciar, cioè «il Gran Fiume», è anche meno conosciuto del Sobat nel suo corso medio e inferiore; alcuni mercanti arabi lo designano col nome di Sobat, come il fiume più considerabile che scorre più a mezzodì; esso non è chiuso dalle sabbie alla sua foce se non che negli anni eccezionalmente secchi(239), come nel 1861. Tra il Yal ed il Nilo Azzurro, per uno spazio di più di cinque gradi di latitudine, il fiume Bianco non riceve alcun corso d’acqua perenne.


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Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume X parte I - L'Africa settentrionale
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1887 pagine 1017

   





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