La loro capitale, Komangiok, non è più che una rovina, del pari che il loro antico emporio, Kepiel, dove i Lega recavano metalli e vetrerie.
Meglio difesi dai loro monti, i Koma, che vivono a greco dell’antico territorio dei Gambil, a mezzodì degli alti affluenti del Yal, costituiscono una nazione considerevole. Gli Arabi non sono ancora penetrati presso di loro se non come mercanti, ed il «Turco» non è neanche tanto noto di nome da poterne temere gli assalti. D’altra parte i Koma sono una nazione pacifica, che non ha avuto da molte generazioni alcuna guerra a sostenere contro i vicini. Sono cattivi arcieri, non avendo alcun bisogno di vegliare alla difesa del loro paese, e non occupandosi punto di catturare schiavi presso le tribù circostanti. Ma, se i Koma non si distinguono come guerrieri, sono però ottimi agricoltori, e le loro raccolte d’eccellenti ignami e di cereali sono ampiamente bastevoli per alimentare la nazione e provvederla del superfluo; per le compre di ferro, di sale e di altri oggetti, la sola derrata che loro si domandi in cambio è il miele selvatico, che le foreste forniscono in gran copia. I monti del Koma, alti 2000 metri circa, formano una delle regioni più gradevoli dell’Africa per la temperatura eguale del clima, abbastanza fresca da non far soffrire pel caldo, e abbastanza calda da non aver bisogno di vestimenta e di pellicce; il suolo, inclinato così da non lasciar stagnare le acque, è di una perfetta salubrità; e da ogni parte colli pittoreschi, valli verdeggianti, chiari ruscelli offrono graziosi paesaggi.
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