Gli Sciluk credono al soprannaturale, ma se ne dànno poco pensiero: venerano un antenato, che tengono ad un tempo per un dio e pel creatore di tutte le cose; invocano il fiume e si lavano nella sua acqua santa; parlano tremando degli spiriti dei morti che volano per l’aere, s’insinuano nei tronchi degli alberi e nei corpi delle bestie(249). L’ordine di successione al trono non è di padre in figlio: il potere si trasmette al figlio della sorella o a qualche altro parente per via di donna; finchè non sia stato proclamato il re novello, il cadavere del re defunto resta chiuso nel suo tokul; alle sue figlie è vietato il matrimonio; si assegna ad esse un villaggio donde è loro vietato di uscire.
Il governo egiziano nel 1867 stabilì in un territorio sciluk la capitale della sua provincia del Bahr el-Abiad, la città di Fascioda. Benchè residenza del re degli Sciluk, non era allora che un gruppo di capanne di paglia, il villaggio di Denab: ora è una fortezza quadrata di assai grande aspetto, circondata di magazzini e di parchi; ma al cominciare dell’anno 1884 la città era morta: la guerra aveva fatto abbandonare tutte le abitazioni. In questo luogo il governo egiziano mandava quelli che non dovevano ritornare dall’esilio. Fascioda è situata sulla riva sinistra del Nilo, in una buona posizione strategica, sulla curva che descrive il fiume per discendere verso il settentrione dopo essersi congiunto al Bahr el-Zaraf ed al Sobat. Lo stesso confluente di questo fiume è difeso ad oriente dal posto di Taufikiyah, così chiamato in onore del khedive, ad occidente dal villaggio di Sobat, ufficialmente fondato per sorvegliare i negrieri.
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