Sopra una lunghezza di circa 1000 chilometri, questo sporto, montagna su di uno dei versanti, piano dolcemente declive sull’altro, si prolunga da settentrione a mezzodì, discostandosi appena dalla direzione del meridiano. Ad occidente di questa giogaia, che è al tempo stesso la linea dello spartiacque, il complesso degli altipiani si abbassa gradatamente verso il Nilo, seguendo il pendio segnato in modo ben altrimente vigoroso dai kualla, in cui si spandono le acque del Mareb, del Takkazè, del Bescilo, dell’Abai, della Gemma e dei loro affluenti. Sul versante orientale gli scoscendimenti dei monti sono tagliati di tratto in tratto dalle valli profonde degli uadi che nascono sull’altipiano, aprendo così gli aditi verso l’interno dell’Etiopia; un solo fiume, l’Auasch, nasce ad una gran distanza ad occidente della catena: la vallata di questo corso d’acqua descrive un semicerchio regolare a mezzodì delle montagne di Scioa, formando così un confine naturale tra il paese degli Abissini e quello dei Galla meridionali.
In questa parte settentrionale l’asse montano ha una tenue larghezza, 100 chilometri appena, compresi i contrafforti e le catene minori laterali. I suoi primi ingrossamenti dominano a mezzodì la pianura di Tokar, ove il fiume Barka si perde in un delta pantanoso; ergendosi con improvvisi risalti, forma un masso scosceso che domina la costa, qui frastagliato in baie, altrove irto di penisole; le aspre vette lasciano alla loro base uno stretto passaggio ostruito da dirupi, interrotto da uadi, cosparso di crepacci: sarebbero le Termopili dell’Etiopia per un esercito che cercasse di giungere da questo lato alla regione delle montagne.
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