Più a mezzodì un altro gruppo quasi isolato domina ad oriente la valle dell’Anseba: è il Debr-Abi o «Gran Monte», chiamato anche Tembellè. Munzinger, che fu primo a descrivere questi monti brulli, dirupati, inaccessibili perfino alle bestie, diede il suo nome ad una delle principali cime di cui valutò l’altezza a 2700 metri circa.
La giogaia montana, che è il prolungamento meridionale del Rora Azgedè, limitata ad occidente dalla valle del Barka, è frastagliata da numerosi corsi d’acqua che vanno ad ingrossare quel fiume. I principali di questi affluenti, specialmente l’Anseba ed il Barka stesso, sorgono a ponente di Massauah, su di un altipiano di 1400 metri di altezza che forma l’angolo grecale dell’Etiopia propriamente detta. Su questo basamento si adergono, a 500 metri più in alto, alcune montagne cui l’isolamento, le pareti discoscese, le punte di granito dànno un aspetto meraviglioso. Tale è la cima celebrata di Debra Sina o «Monte Sinai», che s’innalza ad oriente di Keren capitale del paese dei Bogos. La vetta di questo monte è una massa caotica di pezzi di ogni grandezza, che si direbbero lanciati già da qualche eruzione, ma che debbono la loro forma attuale unicamente alla lenta azione delle meteore. Questi massi, riposando obbliquamente gli uni sugli altri, servono di volte a numerose caverne che la mano dell’uomo ha aggiustate in
CASCATA DEL DAVEZUT PRESSO SAMARA (DEBRA-TABOR). Disegno di Taylor, da una fotografia di Braun. [vedi figura 217.png]
parecchi siti e riunite in gallerie: una è stata persino ridotta a monastero e chiesa; un annuo pellegrinaggio vi adduce da tutte le provincie dell’Etiopia migliaia di pellegrini che si ricoverano sotto le rupi.
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