Il signor Antonio d’Abbadie racconta la leggenda di una gentildonna che sedette per riposarsi un momento in quel passaggio. Non si mosse più, e per otto giorni i passaggieri esterrefatti la videro a un lato della via, seduta come una dea dei ghiacci, avvolta nei suoi preziosi vestimenti.
Ad oriente del Tigrè, la catena che forma lo sporto orientale dell’Etiopia si prolunga regolarmente da settentrione a mezzodì, incavata da aperture di 2500 a 3000 metri di altezza, le quali per-metterebbero di scendere verso le pianure littoranee del Mar Rosso se il paese non fosse occupato dai formidabili Afar. L’altezza della catena littoranea si mantiene sopra uno spazio di circa 300 chilometri: ma in certi siti gli sporti, quasi totalmente spuntati, si confondono in un’altra pianura irregolare, i cui avvallamenti sono riempiti da laghi, come l’Asciangi, l’Haik, l’Ardibbo. Ad oriente un contrafforte montuoso s’inoltra a lungo nel paese dei Somali: è la spianata di Zebul, alta un migliaio di metri, e dominata da cime che la sorpassano per 300 a 600 metri. A paragone dei grandi monti dell’Etiopia, i picchi di Zebul sono modeste vette; nondimeno è difficile ascenderli, non perchè gli scoscendimenti ne siano troppo ripidi, ma perchè li copre una folta vegetazione, dove le reti di liane si mescolano ai rami spinosi(266). Uno dei fiumi che scende dal culmine di diramazione delle acque presso le sorgenti del Takkazè e del Bescilo, la Bekenna o Berkona, affluente dell’Auasch, separa la catena littoranea da un masso laterale, l’Argobba, che si inoltra a lungo nelle pianure.
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