A mezzodì del fiume nascente, un altipiano frastagliato si prolunga verso occidente e termina coll’enorme montagna di Suna, una delle più alte cime dell’Abissinia (4231 metri); il suo contrafforte occidentale, che s’inchina verso il lago Tana, è il celebre Debra Tabor o Monte Tabor, ove trovasi la capitale militare dell’Etiopia presente. A settentrione s’innalzano i monti del Beghemeder, poi quelli di Belessa, ancora poco conosciuti, che si ricongiungono ai monti del Wagara e del kualla Wagara, succedentisi come gli scaglioni di una piramide in direzione delle pianure niliache.
Ad occidente dell’altipiano dei Galla Wollo, che si reputa un vasto campo di lave, i pendii s’inchinano gradatamente verso il Nilo Azzurro, interrotti nondimeno da catene secondarie. L’altipiano, tagliato a un tratto a mezzodì dalla profonda cascata semicircolare in cui passano le acque dell’Abai o Nilo Azzurro, ricomincia più a ponente e s’innalza di spianata in ispianata fino ai monti del Gogiam, che formano con quelli del Simen e del Lasta le parti più culminanti dell’Abissinia. La catena principale di questa provincia montuosa si svolge in un semicerchio concentrico a quello che descrive il Nilo Azzurro. La cresta suprema, denominata Talba Waha, supera probabilmente i 3600 metri; ma, sebbene una delle vette sia chiamata, come la montagna d’Adua, Semayata, cioè «Bacia il cielo», si assicura non sia mai coperta di nevi; pare che in questa regione, tra il decimo e l’undecimo grado di latitudine, le cime non pervengano alla zona delle nevi perpetue(267).
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