Tale è il Gadam o Gedem, che fu un tempo una roccia isolata e che ora s’avanza come un promontorio fra il golfo di Massauah e la baia d’Adulis, terminando dal lato di oriente con pareti dirupate. Il Gedem, di forma ammirabile come un vulcano, è non pertanto una massa granitica; ma le sue rocce sono state spaccate, e materie fuse sono emerse alla superficie, irta di punte e qua e là quasi inaccessibile. Il Gedem, benchè visibile dalla base alla vetta da Massauah, non sempre è stato misurato con precisione: le valutazioni dei viaggiatori variano da 811 a 1029 metri(269); geodeticamente il sig. Antonio d’Abbadie ha computata la più alta cima a 995 metri. La penisola di Buri, che limita ad oriente la baia d’Adulis, termina pure con una montagna conica di aspetto imponente: è un vulcano le cui lave divergono in tutte le direzioni a lunghi tratti, avanzandosi in mezzo ai flutti come detriti scabrosi, che il mare ha infrante in varii punti per formare isolette e scogli. Il vulcano di Buri o monte Auen, l’Hurtow-peck delle carte inglesi, sembra in riposo; ma alcune fumarole s’aprono fra le sue rupi, talvolta tanto attive, dicono gli Afar, da far sì che i vapori solforosi siano visibili da lungi; inoltre sorgenti copiose, riscaldate dal fuoco sotterraneo delle lave, sgorgano intorno alla montagna; in mezzo agli scogli della ghiaia spicciano migliaia di fili d’acqua a 67 gradi centigradi, sui quali gl’indigeni passano correndo per non scottarsi i piedi(270).
A mezzodì della penisola di Buri, altre colline, tagliate la maggior parte in ispianate e in dirupi da antiche spiagge, sono pure formate di rocce vulcaniche, totalmente separate dalle montagne dell’Abissinia propriamente detta.
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