La mancanza di correnti regolari, che spazzino le impurità dell’aria, rende il fondo dei kualla pericolosissimo ad attraversarsi. Prima o dopo la stagione delle piogge, bisogna affrettarsi a varcarli, salire rapidamente sulle pendici, raggiungere la regione che si estende al disopra della zona delle febbri. Le pianure littoranee del Mar Rosso, quasi altrettanto cocenti, sono molto più salubri; il loro clima è pericoloso soltanto negli anni in cui la quantità delle piogge supera la media: in tal caso regnano violente febbri nel paese.
Ma gli estremi di clima, quelli degli altipiani superiori e dei profondi burroni, sono ignoti all’Etiopia media, ove si è aggruppata la popolazione quasi tutt’intera, ove si sono edificate tutte le città, ad eccezione di quelle sorte intorno ad una fortezza o ad un santuario, appollaiati sulla sommità di un monte. La zona popolata nell’Etiopia è compresa tra i 1800 e i 2500 metri: è la voina dega o regione della vite, fra il dega e il kualla. A queste altezze, la media della temperatura corrisponde a quella delle coste del Mediterraneo; ma con questa differenza, che l’alternarsi delle stagioni, dall’inverno alla state, vi si fa sentire molto meno. Elevandosi l’altipiano dell’Etiopia nella zona tropicale, i raggi del sole vi hanno sempre una forza presso a poco eguale, e dall’inverno alla state la differenza è poco notevole; le oscillazioni di temperatura provengono sopratutto dalla serenità del cielo e dalla densità delle nuvole(276). Allo stesso modo che nelle Antille e nelle contrade ove si alternano i monsoni, l’anno etiopico si regola coll’apparire e il cessare delle piogge(277).
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