Le rive del Mar Rosso hanno la loro flora speciale, il kudel (cassipurea africana) e il siora (avicennia tormentosa), alberi che crescono nella zona del littorale alternativamente coperta o abbandonata dai flutti; sulle rive della baia di Amoakil questi alberi sono quasi grandi quanto i faggi di Europa e ne hanno l’aspetto(281). Appiè dei monti della catena etiopica, la zona del Sahel, chiamata spesso deserto, ma ben a torto, non ha che spineti, fuorchè presso alle sorgenti. La flora dei kualla si distingue sopratutto per la ricchezza di alberi, le cui fronde cadono nella stagione della siccità. Quivi crescono fichi e sicomori; i tamarindi si addensano sulla riva dei torrenti, le acacie intrecciano i loro rami spinosi sui terreni petrosi; qua e là l’enorme baobab, il «pachiderma del mondo vegetale», questa malvacea che è il più grande degli alberi, e che non pertanto offre per molti riguardi l’apparenza di un’erba, innalza il suo tronco panciuto, spesso cavo e pieno d’acqua, e i suoi rami a guisa di moncherini, che finiscono in rosette di foglie; quando il vento l’abbatte, il suo vasto tronco, di 20 in 25 metri di circuito, è messo a profitto dai pastori, che vi si ricoverano colle loro greggi. Le palme non penetrano punto nei kualla, non allontanandosi dalle coste del Mar Rosso; gli Etiopi debbono trarre i datteri dall’Arabia. Le piante che loro forniscono il pane sono principalmente cereali di particolari specie o di varietà diversissime da quelle di Europa, che prosperano specialmente nella zona di altezza media, ove si sono aggruppate quasi tutte le città dell’Etiopia.
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