I coltivatori dello Scioa e dell’Amhara par che abbiano a loro disposizione 28 sementi di miglio, 24 sorte di frumento, 16 varietà di orzo(282), diverse specie di segala e di mais; il cereale più comune è un’eleusina, il dakussa, con cui si fa la birra, e che un tempo forniva esclusivamente il pane per la mensa dei re; una poa, il tef o tief, è anche in grande uso per la formazione delle paste alimentari. La patata, introdotta dall’Europa da Schimper, ha prosperato per qualche tempo, e poi, attaccata da malattie, è stata quasi affatto abbandonata dai contadini etiopici. La specie di banano che cresce nei kualla (musa ensete) raramente fruttifica, forse perchè è originaria delle pianure del paese galla: non se ne fa uso in Etiopia se non per le foglie che servono di foraggio, e per le radici cui la cottura dà il sapore della patata e di cui si fa una pasta molto apprezzata nel paese degli Ilm-Orma. Gli alberi fruttiferi di Europa, o le specie corrispondenti, dànno per la maggior parte eccellenti frutta; ma della vite, che certo vi fu introdotta dall’Europa, come attesta il suo nome, quasi greco, «voina» (oinos), e che un tempo vi fu molto propagata, poichè tutta la zona intermedia dell’Etiopia è stata chiamata «paese delle vigne», appena sussistono ancora alcune barbatelle; la crittogama uccise tutti i vigneti(283); alcuni viaggiatori accusano altresì Teodoro di aver fatto svellere le viti, sotto pretesto che il vino doveva riservarsi per esseri superiori all’uomo(284). Finalmente il caffè, la pianta divina del Kaffa, pare non sia d’origine spontanea nell’Etiopia propriamente detta: si coltiva soltanto nel Gogiam, nei dintorni di Gondar, sulle rive meridionali del lago Tana, ed in alcune altre regioni dell’altipiano.
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