È una gloria pel guerriero uccidere un leone: egli ne porta trionfalmente la pelle al suo re, che gliene restituisce qualche ritaglio, perchè ne adorni il suo scudo. Il leopardo è più pericoloso del leone, giacchè ha più audacia, e percorre il paese fino a 3300 metri di altezza; quando ha gustato la carne dell’uomo, la preferisce a quella di ogni altro animale: l’Etiopia ha, come l’India, i suoi «mangiatori d’uomini». Un’altra belva, ancor più temuta, è il wobo o abasambo, creduto da Lefebvre un lupo(289), e che tiene del leone e del leopardo: in tutte le regioni d’Etiopia gl’indigeni pretendono di aver veduto la sua pelle gialla o grigiastra, vergata di strisce nerastre; a mezzodì dell’Abai una di queste belve assalì la capanna di Cecchi e dilaniò un fanciullo(290). La iena maculata è comunissima. Il bufalo, che s’incontra specialmente nei kualla, presso ai corsi d’acqua, è fra le bestie feroci quella che più di frequente assale l’uomo; non vi ha nemico che esso paventi, e nulla l’arresta nel suo slancio, nè terreni in cui affondi, nè rupi, nè fitti spineti. Quando si uccidono vecchi bufali, si trovano sempre sui loro corpi i segni profondi dei combattimenti sostenuti; spesso si rompono le loro corna gigantesche, alcune delle quali hanno fino a 60 centimetri di circuito alla base: esse sono tra le più stimate come nappi dai bevitori etiopici. La fauna selvaggia comprende anche cignali, la cui carne mangiano talvolta i cristiani di Etiopia per dispetto dei maomettani; ma ordinariamente quest’animale è tenuto come impuro.
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