Non praticano la poligamia, ed il matrimonio è più rispettato presso di loro che presso gli altri Abissini, benchè le mogli v’abbiano maggior libertà; è raro che le unioni siano precoci come nelle famiglie cristiane: le nozze si celebrano tra i venti e i trenta anni gli uomini e tra i quindici e i venti le donne(298).
Allo stesso modo che i maomettani, sono in generale per moralità assai superiori ai cristiani loro padroni. Ben diversi dagli altri ebrei, quelli dell’Etiopia non hanno nessuna propensione pel commercio: i più sono artigiani, fabbri, muratori, falegnami, vasai, tessitori; alcuni si occupano anche di agricoltura o di pastorizia, ma fuggono tutti la professione di mercante come riprovata dalla legge di Mosè. Si vede che essi non interpretano i libri santi al modo stesso dei rabbini di Europa e d’Asia; per altro, qualunque sia il loro zelo nell’adempire le prescrizioni della legge, le loro pratiche sono miste di numerose cerimonie imitate da quelle dei cristiani del paese. La loro cura predominante è di osservare rigorosamente il sabbato, d’offrire sacrifizii sulla pietra sacra del tempio e secondo le forme tradizionali, di tenersi in istato di purità con frequenti abluzioni e coll’isolamento delle persone che la malattia ha contaminate; ogni famiglia possiede al di fuori del villaggio una capanna dove debbono essere portati i malati per un numero prescritto di giorni, e quivi muoiono per lo più i vecchi, privati dalla legge inflessibile della consolazione di avere un figlio accanto a loro.
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