In quanto ai Saho o Scioho, che occupano, ad occidente di Massauah, il versante dell’altipiano di Hamasen, e che aggiungono alle risorse che si procurano coll’allevamento del bestiame, i proventi del mestiere di guide tra il porto e le montagne, essi sono considerati da alcuni autori come veri Abissini, mentre la maggior parte dei viaggiatori li connettono agli Afar e perfino ai Galla(307): i loro dialetti, di origine afar, somigliano a quelli che si parlano in tutta la regione meridionale fino al fiume Auasch. Benchè assai sobrii, hanno il viso grasso, la carnagione di maravigliosa freschezza. La religione dominante degli Scioho, come quella di tutti i popoli della costa, è la maomettana; nondimeno nelle vicinanze dell’altipiano vi ha chi mesce reminiscenze cristiane alla fede musulmana, ed alcuni villaggi, ove risiedono missionarii, sono divenuti cattolici. Gli Scioho, benchè nominalmente sommessi al «re dei re», sono in realtà indipendenti, e i loro capi non hanno di autorità altro che il nome: tutti i membri della tribù discutono da eguali nelle assemblee, e quello fra essi che cercasse di imporre la sua volontà sarebbe escluso e messo a morte: l’osservanza delle costumanze ereditarie, il rispetto dell’opinione uniscono gli Scioho in un corpo di nazione. La legge del sangue è osservata con estremo rigore. Bisogna che l’omicida muoia, o paghi il prezzo stabilito per una vita. Quando l’assassino fuggitivo non ha parenti che possano rispondere in sua vece, la tribù deve sostituirsi a lui, e si trae a sorte per sapere chi sarà il debitore del sangue.
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