Nondimeno alle volte accade che la famiglia dell’uccisore acconsenta alla di lui esecuzione, ed in tal caso i parenti e gli amici vengono ciascuno a vicenda a prender parte della responsabilità della morte, tirando una corda che vien legata ai piedi del paziente(308).
Ad occidente degli altipiani etiopici, sui primi monti volti verso l’Atbara, il Rahad, il Dender, il fiume Azzurro e il Tumat suo affluente, gl’incrociamenti della razza abissina, invece di farsi con Arabi e Afar, si sono fatti con altri elementi etnici, quelli delle popolazioni negre. Il nome generale, ma a tutti straniero, che si dà a quegli indigeni che popolano il versante occidentale dei monti dell’Etiopia è quello di Sciangalla o Sciankalla: sotto questa denominazione sono riunite un gran numero di tribù diverse per aspetto, idioma, origine. Si somigliano soltanto per la tinta quasi nera della pelle e per lo stato di barbarie relativa in cui le mantengono le guerre continue e l’incessante caccia dell’uomo. Da tempo immemorabile, e ancora ai dì nostri, i «baroni» etiopi che vivono nelle vicinanze delle tribù sciangalle tengono per uno dei loro più preziosi diritti quello di scendere nelle foreste dei primi monti colla loro banda di cacciatori e di tiratori, di uccidere gl’infelici che ardiscono difendere i proprii villaggi, e di trarne una ciurma di prigionieri per farne un dono al loro sovrano o per venderli ai mercanti. Nelle vicinanze della pianura i Sciangalla hanno a temere altri nemici, gli Arabi, e questi hanno parimente ridotto in ischiavitù una parte considerevole della popolazione negra.
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