Pagina (409/1017)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Anche coloro fra essi che hanno frequentato la scuola, non avendovi altro appreso, oltre la lettera, che vane formole(318), arrecano nel loro conversare, sempre vivace, soltanto cose comuni o arguzie; sfiorano con grazia qualunque argomento senza approfondirlo; il loro pensiero è sempre incostante. Pieni di amor di sè, vanitosi, talvolta impressionabili, si lasciano facilmente andare alle imprese ardite: nessun avvenire sembra troppo glorioso per la loro ambizione; ma in caso di non riuscita accettano la mala ventura con perfetta rassegnazione. In questo paese, in cui le guerre civili cagionano così repentine vicende nella vita, fa duopo essere apparecchiati a tutti i mutamenti, attendersi senza emozione di passare dalla povertà alla ricchezza, senza spavento di cadere dall’opulenza alla mendicità. Presso gli Abissini non vi sono matti. Il miserrimo stato politico dell’Etiopia dà ragione di molti vizii dei suoi abitanti. La guerra incessante distoglie dalle opere pacifiche; i soldati che vivono di saccheggio, i monaci che vivono di elemosine fanno dispregiare il lavoro, e tutta la fatica ricade sulle donne e sugli schiavi. Come gli umili fellahin dell’Egitto, gli Abissini, spesso così alteri, non credono di avvilirsi chiedendo regali. «Iddio ci ha dato la lingua per dimandare», dicono essi cinicamente. Presso gli Scioho l’amore delle mancie è spinto a tal segno, che parecchi capi si fanno seppellire colla mano distesa fuor della terra, come per seguitare a chiedere dal fondo della tomba(319). Un altro difetto comune fra gli Abissini è la mancanza di rettitudine.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Nuova Geografia Universale. La Terra e gli uomini
Volume X parte I - L'Africa settentrionale
di Elisée Reclus
Editore Vallardi Milano
1887 pagine 1017

   





Abissini Etiopia Egitto Abissini Scioho Abissini