I fini tessuti di cotone, che si adoperano per gli sciama e per gli altri capi di vestiario, sono fabbricati nel paese; ma le frange di cotone rosse o azzurre, con cui gli orli sono ornati, provengono generalmente di fuori. Allo stesso modo che i popoli maomettani circostanti, gli Abissini sono abilissimi per la concia dei cuoi d’ogni specie con cui fabbricano una gran quantità di oggetti, scudi, selle, amuleti. La maggior parte degli abitanti fanno da sarti a sè stessi, e lavano di propria mano le loro vestimenta, per mezzo di semi di sapindo che surrogano il sapone: nei dì festivi si recano ad onore di mostrarsi in abiti di una splendida bianchezza. In quanto all’arte propriamente detta, si considera comunemente, ma a torto, come ignota agli Abissini. La maggior parte dei viaggiatori europei non hanno che parole di scherno per le dipinture degli artisti indigeni; e certi barbari affreschi sono infatti tali da giustificare quest’irrisione. Nondimeno la scuola etiopica, derivata dall’arte ieratica dei Bizantini, ha prodotto alcune opere che hanno almeno ispirazione ed energia: nelle rovine del palazzo di Koskoam, presso Gondar, si veggono gli uni accanto agli altri affreschi portoghesi e dipinti abissini, e non sono gli artisti stranieri, coi loro santi di una beata scipitezza, quelli che vincono al paragone. Del resto, non mancano in Abissinia pittori novatori, che coll’ardire del loro pennello protestano contro l’immobilità delle regole ereditarie(320). Si spingono perfino nella pittura storica, e fanno quadri di battaglia in cui dipingono sempre di prospetto gli Abissini e di profilo i nemici, i maomettani, gli ebrei e i diavoli(321). I legatori, copisti e miniatori di manoscritti hanno molta abilità e molto gusto.
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