Gli azmari, poeti trovatori, vivono mendicando, o del favore dei grandi personaggi, niente altro che per cantare le grandi imprese del padrone: la loro poesia non è che adulazione e menzogna, tranne solo quando li ispira l’amor della gloria. Tirtei abissini declamano al cospetto dei combattenti, incoraggiando gli amici, insultando gli avversarii(322); anche alcune poetesse si mescolano ai combattenti, incoraggiandoli colla parola e coll’esempio.
Malgrado gli assalti dell’islamismo che assedia gli altipiani etiopici come le onde del mare percuotono i dirupi di una costa, la vecchia religione del «Pretejanni» si è mantenuta. Introdotta nel quarto secolo, nel tempo in cui la preponderanza politica apparteneva a Costantinopoli e in cui le comunicazioni fra Aksum e la Roma orientale seguivano facilmente per mezzo del Mar Rosso, della penisola arabica e della Siria, la dottrina de’ cristiani d’Etiopia è una di quelle che si disputarono il dominio delle chiese nell’Asia anteriore. Ebrei asiatici ed ebrei africani si convertivano ad un tempo, e nei due continenti si dilatavano parallelamente due sètte corrispondenti. I cristiani dell’Etiopia, del pari che i Copti dell’Egitto, costituendo insieme la chiesa detta «alessandrina», si collegano alle primitive comunità per via delle sètte condannate dal concilio di Calcedonia, a mezzo del quinto secolo. I «monofisiti» abissini, seguendo le dottrine di Dioscoro e di Eutichide, si distinguono dai cattolici romani e greci col non riconoscere che una sola natura in Gesù Cristo e col far procedere lo Spirito Santo dal solo Dio Padre.
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