La sua fine doveva giustificare un detto che ripeteva sovente: «Prima i missionari, poi i consoli, poi i soldati!» Di presente il territorio abissino è interdetto ai preti di religioni straniere, anzi gli Europei domiciliati nel paese hanno dovuto, come Schimper, convertirsi al culto nazionale.
Non è molto pareva che i musulmani dovessero essere più fortunati dei missionari di Europa. Sulle frontiere dell’Etiopia quasi tutte le popolazioni, convertite all’islamismo, non hanno più che una vaga reminiscenza della fede cristiana, e fin nell’interno del paese i maomettani minacciavano di riportare la vittoria. Secondo alcuni scrittori, pare formassero già il terzo della nazione; nelle città dominavano per numero, per ricchezza e per influenza. Tutto il commercio era nelle loro mani. Il solo potere politico non avevano, perchè i principi debbono appartenere alla religione cristiana in virtù della legge fondamentale del paese; ma alla metà del secolo fu veduto il padrone della contrada, il ras Alì, abiurare il maomettismo sol colle labbra, e distribuire i gradi e fin le spoglie delle chiese ai seguaci dell’islamismo(324).
La reazione contro il maomettismo ebbe per causa principale l’invasione degli eserciti egiziani: l’odio pei nemici esterni si riflettè sui nemici interni. Fu promulgato l’ordine di conversione universale, e tutti gli Abissini musulmani dovettero collegarsi in apparenza alla chiesa stabilita, e sotto pena dell’esilio prendere il mateb o cordoncino, «azzurro come il cielo», che contraddistingue i cristiani.
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