A mezzodì le borgate di Fengia e di Gienda sono circondato da coltivazioni: coltivata per intero, la fertile pianura potrebbe nutrire centomila abitanti.
Verso l’angolo nord-ovest della pianura di Dembea sono sparsi i casali che costituiscono la città di Scielga, meno celebre di Gondar, ma più importante pel suo commercio. È situata presso l’entrata dello spartiacque ch’è fra il bacino del Nilo Azzurro, mediante il Tana e l’Abai, ed il versante dell’Atbara, mediante il Goang. Quivi i mercanti abissini s’incontrano coi trafficanti del Galabat e del Gedaref, venuti per Wohni, primo posto della frontiera etiopica; anche a Scielga si pagano i diritti di dogana sugli oggetti d’importazione. Nella valle superiore del Goang si trovano filoni di eccellente carbon fossile, disposti a strati di 30 centimetri ad un metro e mezzo, e facilissimi a scavare(341). Dall’altipiano abbondante di sorgenti che s’erge ad occidente della città, ad una altezza di 2340 metri, si contempla un immenso cerchio di valli e di monti, ed il lago Tana (il Tsana dei Tigresi) si mostra in quasi tutta la sua estensione. A piè del promontorio basaltico di Gorgora, che s’innalza come un masso isolato presso la riva maestrale del lago, si scorge il gran villaggio di Siangar, che ha un porto, scalo di Gondar, di Scielga e degli altri borghi della provincia. Sopra una delle colline del promontorio, presso un’antica residenza reale, sorge una chiesa di costruzione portoghese.
La pianura di Dembea non comunica colle campagne littoranee ad oriente del lago se non per una forra, ove s’innalza un posto di dogana temuto dai viaggiatori, Ferka-ber.
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