Due rioni distinti erano abitati non è molto tempo da musulmani, che non si distinguevano dagli altri Abissini se non per i loro pacifici costumi e la loro attitudine ai negozi: del resto non sapevano altre parole d’arabo che i saluti fatti al nome di Allà. Presiedono alle terme di Mahdera-Mariam sacerdoti medici.
Sulla riva orientale del lago Tana, la città più commerciante è Koarata, a una decina di chilometri a nord-est dal sito ove l’Abai vien fuori dal bacino lacustre, e nelle vicinanze delle foci del Reb e della Gumara: in una contrada ben provveduta di strade, questa città sarebbe un punto d’incrocio delle vie di parecchie vallate. Una collina basaltica a spalle arrotondate s’innalza in mezzo alla pianura, proiettando la sua estremità occidentale nelle acque azzurre del lago; praterie ed orti circondano la collina, e nella pianura serpeggia il grazioso fiume Izuri. La città ricopre un’estensione considerevole: ogni dimora di famiglia ricca o agiata s’innalza in mezzo ad un gran giardino; le strade sono ombreggiate, così da lasciar scorgere solo i tetti conici delle case che spuntano da un ammasso di cedri, di sicomori e d’alberi fruttiferi. Koarata, la più bella città dell’Abissinia(345), ne fu pure poco tempo fa la più popolosa: quando la visitò Antonio d’Abbadie aveva circa 12,000 abitanti; nel 1864 ne restavano soli 2000 secondo Raffray, da 800 a 1000 secondo Stecker; nel 1881 tutti i musulmani che l’abitavano dovettero prendere la via dell’esilio. Nondimeno è sempre centro di un commercio considerevole, e numerosi tankua, tratti a secco in lunghe file sulla spiaggia, rendono testimonianza di una navigazione attiva fra Koarata e le borgate littoranee del lago.
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