Alla santità di una chiesa, un tempo luogo di asilo rispettato dai sovrani, la città va debitrice della sua importanza come luogo di commercio; sulle strade che convergono verso la collina grandi alberi indicano i limiti del terreno sacro, dove solo il vescovo e l’imperatore possono penetrare a cavallo. Nelle vicinanze di Koarata si sfruttano cave di gres rosso, da cui si sono tratte le pietre adoperate pei palazzi e per le chiese di Gondar. Il caffè di Koarata è squisito, molto migliore di quello della penisola di Zighe, che si scorge dall’altra parte del lago a dieci chilometri a libeccio, e la cui alta collina è tutta una vasta piantagione; la città dello stesso nome fu rasa al suolo da Teodoro. Accanto alle piante di caffè crescono degli ensete negli orti della penisola; ma è difficile conservare cotesti banani, poichè i porci assama (potamochoerus penicillatus) vivono quasi esclusivamente delle radici di quest’albero(346).
Due borgate s’innalzano, l’una di rimpetto all’altra, nel sito dove il lago si restringe per riversarsi mercè la rapida corrente dell’Abai. A levante Debra-Mariam «il Monte di Maria» occupa un’isola che in ogni tempo appartenne all’abuna; a ponente Bahrdar raggruppa le sue capanne in una valle triangolare fra due colline. Parecchi villaggi, più puliti di quelli dell’interno, si succedono sulla costa meridionale del
N. 46. — KOARATA E RIVE MERIDIONALI DEL LAGO TANA [vedi 046.png]
lago. L’isola di Dek, di una superficie di circa 40 chilometri quadrati, è una roccia vulcanica poco alta e coperta di fitta vegetazione; monticelli conici la circondano «come le perle di una corona»(347). Pochi viaggiatori hanno avuto l’autorizzazione di visitare quest’isola, dove i preti di Koarata hanno riposto i loro tesori; l’isoletta di Dega, consacrata a santo Stefano, è una terra santa, vietata ad ogni piede profano.
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