I mercanti del Damot e del Kaffa portano un po’ di polvere d’oro a Basso: e però la contrada ove si vede quel prezioso metallo è divenuta un paese di maraviglie agli occhi dei suoi avidi vicini. L’arcivescovo Bermudez, che fu l’abuna cattolico dell’Etiopia, racconta che l’Eldorado del Damot è altresì il paese dei liocorni e dei grifoni, che quivi le amazzoni lottano contro i mostri, che la fenice vi rinasce dalle sue ceneri(352), e le api vivono nelle rupi che stillano il miele. Alla fine del 1883 si costruiva un ponte sull’Abai, fra il Gogiam ed il Gudru, sotto la direzione dell’ingegnere italiano Salimbeni(353).
Ad oriente dell’Abai, una fortezza, situata sopra un promontorio al disopra dell’alta valle del Bescilo, è la celebre Magdala, che fu, come Debra-Tabor, una delle residenze di Teodoro, quella ove volle morire di sua mano, libero ancora e sfidando gli assalitori inglesi. L’amba di Magdala, che s’aderge a 2760 metri d’altezza, cioè ad un migliaio di metri al di sopra del Bescilo, somiglia alla rupe di Mahdera-Mariam, ma è più alto, di un aspetto più grandioso e di più difficile accesso. Inaccessibile in apparenza, la sponda basaltica termina ad occidente con un muro quasi verticale, che si estende a forma di mezzaluna, e si abbassa a maestro per rialzarsi da capo in un obelisco isolato. Quel brano dell’altipiano che costituisce la fortezza non si collega all’altipiano meridionale, dove vivono i Galla della tribù dei Wollo, se non che per uno stretto istmo, alcune fortificazioni sbarrano gli aditi di Magdala al valico di tutti i sentieri(354). Il terrapieno superiore, di circa 4 chilometri quadrati di superficie, sostiene numerose costruzioni, arsenali, quartieri, prigioni, magazzini di grano e di altre derrate, asili per le mogli e pei figli del re.
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