È lo stesso che il re cristiano La San, che viveva a mezzo il quarto secolo dell’era volgare(363), ovvero appartiene ad una dinastia pagana anteriore, come potrebbe far credere la sua pretesa al titolo di figlio di Marte(364)? Comunque sia, questa preziosa iscrizione, riprodotta la prima volta dal viaggiatore Salt, attesta le antiche relazioni dell’Etiopia col mondo greco; un altro stelo, scoperto da Ferret e Galinier, è scolpito con caratteri imiaritici, per altro quasi interamente cancellati dal tempo; secondo la lezione datane dal sig. Antonio d’Abbadie, esso celebra la gloria del «valoroso Halen re di Aksum e di Hamer», vale a dire del paese degli Hymiariti: l’Arabia sudoccidentale e l’Etiopia costituivano un tempo un medesimo impero(365). Sull’altipiano d’Aksum, presso un enorme sicomoro, il cui tronco ha 15 metri di circonferenza, sorge un altro notevole monumento, nel quale si è creduto di scorgere la prova di un’antica civiltà egizia nell’Abissinia: è un obelisco monolitico di circa 25 metri di altezza, ma di stile affatto diverso da quello degli obelischi dell’Egitto: pei suoi ornamenti sembra una torre a nove piani, traforata di finestre, e sormontata da una piccola piramide quadrangolare a base tagliata a mezzaluna e colle facce sferiche. Una cinquantina di altri obelischi sono sparsi sulla vicina piazza, alcuni rovesciati, altri inchinati sopra tronchi d’alberi; in mezzo a queste rovine si ergono antichi altari; non lungi di là veggonsi ancora pietre tagliate a mezzo nella cava di trachite donde i costruttori hanno tratto quegli obelischi.
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