A mezzodì il villaggio d’Arkiko, di cui s’intravedono le case fra le mimose, è una specie di capitale: quivi risiede il naib, discendente da una dinastia di capi che dalla fine del secolo sedicesimo servono di intermediari pel commercio tra l’Etiopia e Massaua; gli abitanti del paese stanno sotto la doppia dipendenza dei mercanti del porto vicino e degli Etiopi dell’altipiano, il cui diritto di proprietà sul suolo delle pianure si tramanda di secolo in secolo, e che rinfrescano ogni anno il loro titolo con coltivazioni invernali(374). I Turchi, essendosi impadroniti dell’isola e del littorale nel 1557, tentarono sulle prime di governare direttamente le popolazioni; ma, dopo essersi riconosciuti impotenti contro i nomadi che non si potevano assoggettare, trasmisero il loro potere al capo dei Belau, tribù di Habab che scorazzava per le pianure circostanti; anzi la guarnigione di Massaua, composta principalmente di Bosniaci, si fuse a poco a poco con gli Habab per via di matrimoni(375). Il capo dei Belau, divenuto naib o luogotenente dei vicerè dell’Hegiaz, ricevette un sussidio regolare dal governo turco, ma a patto di proteggere le carovane turche o abissine contro qualunque aggressione delle tribù vicine, di rimettere al sovrano signore una parte dei diritti pagati dai mercanti, e di provvedere l’isola dell’acqua necessaria. Scoppiarono frequenti dissidi tra il naib e gl’isolani di Massaua; spesso gli acquedotti furono tagliati; spesso ancora il naib, scacciato da Arkiko, dovette rifugiarsi nell’interno del paese.
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