Come i pescatori di Bahrein, così quelli di Dahlak non discendono in fondo al mare se non dopo le piogge dirotte, perchè dicono che la concrezione perlacea non si forma che colla mescolanza dell’acqua dolce colla salata(380). Gl’indigeni pescano altresì la tartaruga, ma non raccolgono le spugne, che nondimeno crescono in gran quantità sul fondo del mare(381). Gli abitanti di Dahlak e dell’arcipelago circostante posseggono in gran numero capre, cammelli ed asini, che lasciano vagare nell’isola allo stato selvaggio o chiudono in isolette deserte. Sopra una di queste isole trovansi pure alcune vacche.
La baia lunga e stretta che s’inoltra da settentrione a mezzogiorno, ad una cinquantina di chilometri dentro terra, e che gl’isolani di Disseh chiamano «golfo di Velluto» forse a cagione della tranquillità delle sue acque ben riparate dai venti(382), trovasi anche più vicina di Massaua agli altipiani etiopici, e molte volte il movimento degli scambi ha preso quella direzione. Questo seno del littorale, chiamato Annesley-bay dagl’Inglesi, è più comunemente indicato col nome di baia d’Adulis, come duemila anni fa, quando vi ancoravano le flotte dei successori di Alessandro. Un’iscrizione greca, copiata nel sesto secolo dal monaco egiziano Cosma Indicopleuste, celebra «il gran re Tolomeo, figlio di Tolomeo e di Arsinoe»;
N. 53. — BAIA D’ADULIS. [vedi 053.png]
un’altra, che narra le spedizioni gloriose del re d’Etiopia Eb-Aguda, offre un’importanza geografica di primo ordine, perchè contiene una serie di ventitrè nomi abissini(383), primi elementi della geografia comparata del paese.
| |
Bahrein Dahlak Dahlak Disseh Velluto Massaua Annesley-bay Inglesi Adulis Alessandro Cosma Indicopleuste Tolomeo Tolomeo Arsinoe Etiopia Eb-Aguda
|