I gruppi di monti limitati a settentrione dal corso superiore del Gugsa non s’innalzano ad un’altezza molto notevole; in media non hanno più di 2200 a 2500 metri. Nullameno una catena dell’Inarya, il cui asse segue la direzione da greco a libeccio, ha un’altezza di circa 3000 metri, e la sua più alta vetta, l’Egan, pare giunga a 3090 metri. Nel paese di Kaffa, un’altra catena, limitata a settentrione dal corso del Gogeb, gareggia in altezza colle montagne del Guraghè, ed il monte Hotta, verso l’estremità orientale di questa catena, avrebbe 3685 metri di altezza. Ma il gigante del territorio degli Ilm-Orma sembra essere la montagna di Woscio, posta ad occidente dell’Uma, in quel paese dei Waratta che niun viaggiatore ha finora visitato. Secondo Antonio d’Abbadie, che scorse la vetta del Woscio a circa 200 chilometri di distanza, al disopra della valle percorsa dall’Uma, questa montagna oltrepasserebbe l’altezza di 5000 metri.
Ad oriente della catena littoranea dell’Etiopia, il paese degli Afar che generalmente viene indicato come una pianura, per contrasto cogli altipiani dell’Abissinia, è nondimeno una contrada di superficie ineguale, ed anzi in certi siti montuosa. L’avvallamento dell’Alelbed è limitato, ben si sa, da una catena vulcanica, in cui rimbomba spesso «il tamburo del diavolo,» come dicono i Taltal. Là s’innalzano l’Ortoalè di Munzinger, ed un altro «Monte del Fumo» veduto da Bianchi nel tentativo infruttuoso che fece per giungere ad Assab scendendo da Makalè(394). A libeccio della baia d’Assab, un’altra montagna discoscesa, il vulcano Mussali, s’innalza a più di 2000 metri(395); infine una catena littoranea corre a settentrione lunghesso la baia di Tagiurah, dominata da coni da cui si sono riversate correnti di lava.
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