La fauna, come la flora, si distingue da quella dell’Abissinia per una maggior varietà di forme; ma nell’insieme i tipi sono gli stessi. Sembra che lo Scioa sia la vera patria dei Colobus guereza, quelle scimmie di un’ammirabile chioma nera e bianca, che i superstiziosi abitanti del paese considerano quasi come monaci, a cagione dei colori del loro pelo e della loro vita ritirata(404); così pure nel bacino dell’Auash vivono i tori più notevoli per le dimensioni delle corna, che hanno fino a due metri di lunghezza con due centimetri di spessore alla base(405). Una zebra, l’equus Grevyi, notevole per le sue righe di un nero purpureo, percorre le alte savane dello Scioa. Il cavallo dei Galla, che muore lungi dai suoi monti, rassomiglia ai cavalli di puro sangue russo per le gambe magre, la testa sottile, la groppa rotonda e rilevata, la foga e la tenacità(406). L’animale più pregiato sotto l’aspetto economico nelle regioni dell’Etiopia meridionale è lo zibetto, civetta viverra, del cui muschio fanno monopolio i diversi sovrani del paese, tranne nel Kaffa. I soli maschi forniscono la preziosa sostanza: sono custoditi in greggi di cento a trecento individui, ed ogni animale è chiuso in una gabbia allungata che non gli permette di rivolgersi; i parchi sono riscaldati ad una temperatura costante per affrettare la secrezione, che è di 80 in 100 grammi ogni quattro giorni, e si dà a queste bestie un nutrimento esclusivamente animale, composto di bocconi prelibati preparati col burro. Per paura del malocchio è vietato agli stranieri di penetrare nei parchi degli zibetti(407).
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