Gli stranieri, sopratutto Francesi e Italiani, sono relativamente numerosi nello Scioa, e dopo le visite di Rochet, di Lefebvre, di Harris, di Combes e Tamisier, d’Isenberg e Krapf, centinaia di missionari, d’industriali e di commercianti si sono presentati alla Corte vagante dei successori di Sehla Sellasié(408); ma finora le invenzioni europee hanno avuta poca utilità: fabbriche d’armi, polveriere e molini non sono riusciti, e le concessioni di ferrovie fatte a stranieri hanno attestato unicamente la buona volontà del re di entrare in dirette relazioni con potenti alleati d’oltremare. I viaggi di esplorazione scientifica nel paese dei Galla, interrotti dalla spedizione del missionario Fernandez, al principio del diciassettesimo secolo fino a quello di Antonio D’Abbadie, divengono eziandio più frequenti, grazie all’estensione della potenza etiopica in queste contrade; ma i pericoli sono ancor grandi, e dei due Italiani, Chiarini e Cecchi, che si spinsero di recente fino a Bonga, uno soccombette al disagio, l’altro fu salvato a grande stento dall’intervento del ras del Gogiam. Il problema che condusse Antonio d’Abbadie in queste contrade, cioè la ricognizione completa del corso del fiume dell’Etiopia meridionale, non è ancor risoluto; non si sa se dopo aver descritto una gran curva ad oriente di Kaffa, il corso d’acqua che è in continuazione della Gugsa e che riceve il Gogeb si rivolga ad occidente per scorrere verso il Nilo o si pieghi verso l’Oceano Indiano; è probabile che discenda ad oriente per formare il Giuba: certo non è il Nilo come credette il D’Abbadie(409).
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