L’adozione dei bambini è frequente nel paese galla. La donna presenta il seno al figlio adottivo, l’uomo gli dà a succhiare il suo pollice, ed il vincolo di parentela è così indistruttibile(439).
A centinaia si potrebbero numerare i gruppi di Galla, tribù o frazioni di tribù, che portano un nome distinto e si differenziano più o meno secondo il paese che essi abitano, altipiani, pianure o vallate, e le condizioni politiche nelle quali si trovano. Talune popolazioni sono diventate abissine per via di matrimoni e per il genere di vita; sono principalmente i Mescia del Goggiam, i Giaggada del Beghemeder, tutti cristiani di nome, i Wollo maomettani del grande altipiano tra Ankober e Magdala, gli idolatri Borena nei kualla dell’Abai. Sulle breccie della catena etiopica e sui versanti orientali, i temuti Assebo, i Raya, gli Egiù, i Dauri, hanno conservato in massima parte i loro costumi primitivi. Lo stesso va detto degli Ilm-Orma indipendenti o tributari che vivono all’ovest dello Scioa, verso le sorgenti dell’Auach e sul termine di divisione tra l’Abai e la Gugsa: Giilli, Soddo, Hada, Finfini, Metta, Nonno, Liben, Gudru, Limmu, Horro, Gimma ed altri popoli della regione conosciuta un tempo sotto il nome di «Grande Damot». Gli Ittù e gli Arussi, al sud e al sud est dello Scioa, verso lo Harar, occupano un vastissimo territorio. Per ultimo i Sidama che popolano l’Innarya (Enarea) ed il Caffa nella regione sud-occidentale dell’Etiopia sono considerati come formanti un ramo dei Galla: fra costoro il cristianesimo aveva un giorno più aderenti e l’influenza della civiltà etiopica si è fatta maggiormente sentire.
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