N. 57. — LE CAPITALI DELLO SCIOA ORIENTALE. [vedi 057.png]
In un avvenire forse lontano, quando si potrà tentare sul serio di riannodare l’Etiopia occidentale alla riva del mar Rosso con vie di rapida comunicazione, non si mancherà di esplorare tre strade naturali indicate dalle acque correnti: al nord, quella che scende dagli altipiani del Lasta meridionale col fiume Golima e va a perdersi in un avvallamento occupato da acque saline; più al sud la latitudine di Magdala, quella che segue il Mellè o l’Addifua sino al loro confluente, poi sino all’Auach ed al lago Aussa, di dove va a raggiungere la strada delle carovane verso la baia di Tagiurah; un’altra strada scende dall’Argobba verso l’Auach per i mercati di Dauè e di Magettiè; ma nessun europeo ha ancora seguito quell’itinerario(444). Il signor Abargues de Sosten disse di aver percorso le due strade del nord nella loro parte superiore(445), malgrado il pericoloso vicinato della tribù dei Dauri. Gustavo Bianchi ha tentato nel 1884 un’altra strada più settentrionale da Makalè al porto di Assab per il paese dei Taltai, ma ha dovuto anche esso ritornare sui suoi passi(446). I popoli feroci delle prealpi allontanano i mercanti da quella regione del versante etiopico le carovane venute dalle rive del mar Rosso o dalla baia di Tagiura, devono abbandonare quella strada, relativamente breve, per raggiungere obliquamente la provincia dello Scioa; da Tagiura alla città di Ankober la strada ordinaria delle carovane è di circa 600 chilometri, 200 a 250 chilometri di più che la strada diretta verso l’altipiano.
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