Nelle foreste del paese, Giulietti ha trovato l’acacia fischiante, il coffar, che Schweinfurth ha descritto sulle rive del Nilo, al confluente del Sobat(454).
N. 59. — ZEILA. [vedi 059.png]
Due strade, sovente interrotte dalle scorrerie dei predoni, conducono da Harar a Zeila; una oltrepassa il valico che è a ponente della città per ridiscendere nel bacino dell’Auasch per il colle e la vallata di Gildessa, e dirigersi poi verso il mare attraverso il territorio degli Isa, rotto da una catena di roccie trachitiche orizzontali dal nord al sud; l’altra più diretta e più aspra, che si avanza al nord-est verso il colle di Darmi e attraversa il paese dei Gadibursi o Gudabirsi. La città di Zeila, come assediata al sud dai Gadibursi, è posta su di una punta del litorale, al sud di un piccolo arcipelago di isolotti e di scogli; essa ha due porti: uno, frequentato dalle barche, ma dove non possono pescare i bastimenti; l’altro, ad una piccola distanza al sud della città, dove i bastimenti trovano, con otto a dieci metri di profondità, un riparo perfettamente sicuro; ma questo porto è assai stretto; secondo Rochet d’Héricourt, non vi ha posto che per otto o nove navi da tre a quattrocento tonnellate. In vicinanza della città, si distende una vasta salina, dove i cammellieri isa caricano il sale che rivendono molto caro agli Hararini. Zeila manca di acqua di sorgente; ogni mattina un lungo convoglio di cammelli va a cercare nell’uadi di Tacoscia l’acqua necessaria all’alimentazione degli abitanti.
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