I seri tentativi di occupazione non hanno avuto luogo in Assab che nel 1882(458). La nuova città, che possiede già alcune costruzione di stile europeo, è posta a 120 chilometri in linea retta al nord di Obok ed a 60 chilometri da Bab-el-Mandeb, al nord di una lunga insenatura della costa; isole numerose, disseminate all’entrata della rada, nascondono la vista dell’alto mare, fuorchè verso il sud-est e si continuano con scogliere che le sabbie, i fanghi, le alghe e i coralli fanno gradatamente avanzare sulla baia; tosto o tardi queste isole si riattaccheranno come penisole al continente. Il porto, ben riparato, è rimpetto alla spiaggia di Buja, a un chilometro circa al sud di Assab; le più grosse navi possono gettare l’àncora a 150 metri. Duna mobile di roccia dura, il territorio di Assab è quasi privo di vegetazione; l’importante villaggio di Margableh ha parecchie pozze di acqua orlate di erba; qua e là, soltanto, gruppi di palmizi ombreggiano le capanne degli Afar, e sulla riva dei fiumi temporanei una rete di liane riannoda i cespugli in fitta massa di foglie e di spine. Per sè stessa, la città di Assab, non avendo acqua pura che grazie alle macchine distillatorie, e mancando di terreni arabili e coltivabili, non potrebbe pretendere ad un grande avvenire commerciale; essa dispone soltanto di alcune saline da poter coltivare con tutta sicurezza; ma i venticinque italiani di Assab(459), attorno ai quali si sono aggruppati circa cinquecento Arabi, Afari e Somali,
OBOK. — VEDUTA PRESA DALLA RADA. Disegno di T. Weber, da una incisione dell’Univers illustré. [vedi figura 347.png]
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