Woreillù è divenuto un mercato importante di scambi tra i due regni.
A libeccio e ad occidente dallo Scioa, tutto il territorio appartiene egualmente agl’Ilm-Orma; ma vi si vedono alcune grandi agglomerazioni che quasi meritano il nome di città. Su di uno degli affluenti dell’alto Auasch, il gran villaggio musulmano di Rogè o Rogiè copre sparsamente colle sue capanne le pendici settentrionali diboscate del monte Hierer o Gerrer. Rogè, situato nel territorio della tribù Galla dei Galen, sul confine del Guragè, in una regione continuamente devastata dalle spedizioni guerresche, fa un gran commercio di caffè, ed anche oggidì è il principale mercato degli schiavi nell’Etiopia meridionale. Ufficialmente questo traffico è vietato nei possedimenti del re Menelik, e gli schiavi non vengono esposti pubblicamente; ma sebbene venduti nell’ombra delle capanne, gli schiavi non cessano di essere inviati verso i porti di mare, d’onde sono spediti in Arabia o in Egitto: nel 1878 i viaggiatori Chiarini e Cecchi indicavano il prezzo corrente dello schiavo galla, che variava dai 30 ai 40 scudi di Maria Teresa per una bella giovinetta, ed era di 4 scudi per una vecchia. Tutti gli abitanti di Rogè, circa 10,000, si dicono Tigresi, e pare discendano da due maomettani immigrati alcuni secoli fa. A ponente, presso le sorgenti dell’Auasch, la pianura di Finfinì, allo sbocco di una formidabile forra, è di frequente scelta dai sovrani dello Scioa come luogo di assembramento per gli eserciti, quando fanno incursioni nel paese dei Galla: nella pianura sgorgano acque termali, dove vengono ad abbeverarsi i bestiami; e le vicine montagne forniscono un minerale di ferro che serve alla fabbricazione di quasi tutti gli utensili dello Scioa.
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