Le rocce circostanti sono piene di grotte: una di queste ha navate fatte a volte schiacciate, e separate da pilastri quadrati, assottigliati verso il mezzo. Queste opere d’arte permettono di misurare la decadenza della civiltà in questo paese dove ora sorgono le miserabili capanne dei Galla Katelo(464). Il monte isolato di Endotto, che si erge ad occidente del campo di Finfinì, era un tempo incoronato da una capitale del regno di Scioa, e vi si vedono ancora le tombe di antichi re: di presente è residenza di un ras. In questa regione, una delle più fertili dell’Etiopia, un viaggiatore francese, Arnoux, s’era fatto concedere da Menelik un’estensione di centomila ettari, su cui voleva stabilire una colonia di Europei(465); certo questa contrada diverrà un giorno una delle più produttive dell’Africa, quando le vie di comunicazione la collegheranno al golfo di Tagiura, per mezzo della valle dell’Auasch; fin da ora l’innesto degli olivi selvatici e le piantagioni di cincona (china) par che preparino la ricchezza futura della regione(466). Il re di Scioa ha scelto di recente per residenza il villaggio di Dildilla, ad occidente di Finfinì: è una delle capitali temporanee del regno, del resto molto ben collocata sotto l’aspetto strategico per sorvegliare le popolazioni galla.
Di là dall’Auasch si estendono le confederazioni repubblicane e i piccoli Stati monarchici dei Galla, colle incerte frontiere e quasi dappertutto separate le une dalle altre mediante zone deserte, hernes, come le chiama sulla sua carta il signor Antonio d’Abbadie con una vecchia voce francese.
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